Perché serve?

Nei precedenti articoli abbiamo delineato le caratteristiche principali dello scoring andamentale e analizzato come possa essere utilizzato per creare un indicatore sintetico del livello di rischiosità del cliente. Nel primo approfondimento sulle categorie di KPI ci siamo focalizzati sulla rilevanza delle informazioni provenienti dall’esterno dell’azienda, quali ad esempio i Rating degli info providers esterni.

In questo articolo rivolgeremo invece l’attenzione verso l’interno dell’azienda, al patrimonio informativo tipicamente proveniente dalla contabilità aziendale e dalla tesoreria.

Pensiamo al ciclo attivo, ovvero l’insieme di operazioni svolte dall’azienda nei confronti dei propri clienti, con riferimento alla vendita di prodotti o servizi. Parliamo quindi della gestione dei contatti clienti, delle offerte e, quindi, degli ordini e delle consegne, sino alla fatturazione. 

Com’è facilmente intuibile è di fondamentale importanza per la stabilità economico-finanziaria dell’azienda che non si verifichino particolari problematiche nell’ultima fase del processo, ovvero nell’incasso dell’importo dovuto a seguito dell’erogazione di servizi o della vendita di beni. Ed è proprio su questo aspetto che è possibile costruire una serie di indicatori che contribuiranno alla costruzione di un efficace scoring andamentale.

Come funziona?

Come abbiamo avuto modo di constatare durante l’esperienza pluriennale con molte realtà di diversi settori esiste tipicamente uno quota di ritardo “fisiologico” nel pagamento, della quale sarà necessario tenere conto per evitare di generare dei “falsi allarmi” che finirebbero per appesantire inutilmente l’attività di monitoraggio. Questa quota, tra l’altro, non è fissa ed è collegata alle variabili ambientali tipiche del contesto in cui l’azienda si trova ad intrattenere rapporti commerciali, come ad esempio il paese, ma anche alla dimensione dei clienti o all’andamento generale dell’economia.

Tenuto conto di questo è però importante intercettare tempestivamente delle quote di scaduto anomale. Come già visto per altre categorie di KPI l’analisi può essere svolta considerando singolarmente ma anche e soprattutto simultaneamente diversi aspetti. Nel caso dei Nonpayment KPI i principali sono sicuramente l’importo dello scaduto e l’ageing, ovvero il numero di giorni da quando lo scaduto si è verificato. 

Provando ad allargare la prospettiva di analisi queste due informazioni potranno poi essere rapportate alle caratteristiche endogene del cliente, come ad esempio il fatturato, o a scelte di credito effettuate nei loro confronti, come l’ammontare di fido concesso.

Riprendendo l’impostazione di base descritta nell’articolo sul calcolo dello scoring andamentale proviamo ad impostare un esempio di KPI basato su queste informazioni. Anche in questo caso l’analisi potrà poi essere ricondotta ad un diverso livello di “gravità” in base alle soglie definite nel proprio modello:

Importo dello scaduto

Ageing

Gravità

Basso

Basso

Nessuna

Alto

Basso

Bassa

Basso

Alto

Bassa

Alto

Alto

Alta

In questo caso si è scelto di ignorare importi di bassa entità in fasce di ageing basse, ovvero scaduti recentemente, segnalando una gravità sempre maggiore al crescere dell’importo o dei giorni di ritardo. In questo primo semplice esempio si è tenuto conto solamente dei dati interni ma, come precedentemente indicato, gli stessi potrebbero essere combinati con altre informazioni, quali il fatturato o l’importo del fido, per mettere in piedi un monitoraggio ancora più mirato ed efficace.

Per chi è utile? Quali mal di pancia risolve?

Il monitoraggio di questa tipologia di KPI basati su dati interni dell’azienda supporta il Credit Manager nell’intercettare potenziali problematiche di insolvenza del proprio portafoglio clienti che, se continuate nel tempo, potrebbero causale instabilità economico-finanziaria.

Seguici nei prossimi articoli per scoprire altri dettagli sulle altre categorie di KPI.

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